Un buon contenuto deve essere accompagnato da un'ottima forma, che a volte non è un optional.
Una serie di consigli su errori ricorrenti e inesattezze grammaticali o formali, che non sono esattamente di tipo grafico, ma possono migliorare la forma dei tuoi documenti.
Tutti i segni di punteggiatura hanno uno spazio dopo, nessuno spazio prima.
Gli acronimi e le sigle non vanno mai puntati.
In un testo (o articolo) è più elegante scriverle in Maiuscolo/minuscolo
(ad esempio: no "E.N.E.L." né "ENEL" – sì "Enel")
Stessa cosa vale per la ragione sociale
(no "S.P.A." o "s.r.l." – sì "spa" o "srl").
In un testo che non sia un contratto o un atto notarile, e a maggior ragione in un titolo, il nome di una società NON è seguito dalla ragione sociale.
Il nome di un prodotto NON è seguito dai segni © o TM tutte le volte che compare, eventualmente segnalarlo solo una volta in nota a fine documento.
Evitate di inserire marchi o logotipi all'interno del testo. Anche se sono testi promozionali quando citi il tuo prodotto fallo nel testo ma non inserire il logo. Non è bello.
Si consiglia l'uso della d in chiave eufonica solo nell'incontro tra vocali uguali
(no "ed inoltre" – no "ad Helsinki" – sì "ed esteti").
Fanno eccezione le forme cristallizzate:
"ad eccezione di"; "ad esempio"; "dare ad intendere", "tu/lui/lei ed io".
Altre eccezioni sono quelle forme dove l'aggiunta della d eufonica provocherebbe una cacofonia che invece dovrebbe servire a evitare
(no "ed editori", "ad Adamo", "ad adattare").
La forma od è in disuso.
Come punteggiatura tra i vari punti di un elenco puntato o numerato sì può usare indifferentemente
- la virgola (se l'elenco è composto da frasi molto brevi senza punteggiatura),
- il punto e virgola (se i periodi sono più lunghi e articolati)
- il punto (in questo caso l'iniziale di ciascun blocco deve essere maiuscola),
- per elenchi molto semplici, ad esempio composti da singole parole, si può non usare punteggiatura e inserire un punto solo alla fine dell'elenco.
Ovviamente è indispensabile un'uniformità di stile tra i vari elenchi all'interno del documento: si sceglie uno stile e tutti gli elenchi avranno il medesimo stile.
Attenzione agli accenti, non usare l'apostrofo e distingui l'accento grave da quello acuto.
Nelle parole con l’ultima sillaba accentata, l’accento grafico va indicato obbligatoriamente.
Nel caso in cui la vocale finale sia “e” si possono trovare entrambi gli accenti:
- si deve usare l’accento acuto quando la vocale si pronuncia chiusa (né, sé) nei composti di che (perché, affinché, benché); nei composti di tre (ventitré, trentatré); nella terza persona del passato remoto di alcuni verbi in -ere (poté, ripeté); e in qualche altro caso (viceré, nontiscordardimé);
- si deve usare l’accento grave quando la vocale si pronuncia aperta (è, cioè, tè, caffè, bebè, Noè, karatè).
Nel caso in cui la vocale finale sia “o” l’accento è sempre grave, perché in italiano la o finale accentata viene sempre pronunciata aperta (andò, farò, però, oblò).
Nel caso in cui la vocale finale sia “a, i, u” l’accento è per convenzione sempre grave, anche se la pronuncia non è né aperta, né chiusa (libertà, sarà, partì, colibrì, più, tabù).
[da: www.Treccani.it]
CURIOSITÀ
Il punto alla fine del titolo
Grammaticalmente non è corretto. È un vezzo dei pubblicitari che hanno iniziato a usarlo alla fine degli headline per dare maggiore incisività al concetto espresso, come dire "è così, punto". Come spesso capita è diventato di moda e oggi è largamente utilizzato.
Se siete dei puristi e volete dare un immagine di un certo tipo... evitatelo.
Fonti bibliografiche:
G. Fioravanti Grafica & Stampa. Zanichelli, 1990
G. Fioravanti. Il dizionario del grafico. Zanichelli, 1997
D. Hewson et al. Il manuale del desktop publishing. Zanichelli, 1995
A. Hohenegger. Graphic design. Romana Libri Alfabeto 1986